Qualsiasi sia lo stato e il momento in cui la persona e il terapeuta si trovano a vivere durante una seduta di arte terapia è possibile trovare delle costanti, dei temi che tornano e che ogni essere umano cerca di affrontare ed esplorare: l’incontro con il proprio mondo oscuro è uno di questi.
L’avvicinamento e l’attraversamento di questa oscurità è spesso una questione cruciale nella vita di ogni individuo. Hillman propone delle interessanti riflessioni sulla necessità di trovare un modo di scendere ed esplorare il proprio “mondo infero” dove regna Ade insieme con Persefone. (1) Lo stesso mito di Persefone ci porta a riflettere sulla necessità di pensare al mondo degli inferi come collegato al mondo diurno: la figlia di Demetra si trova d’un tratto rapita e sprofondata nell’oscurità più profonda, strappata dalla sua fanciullezza, dalla sua protezione, leggerezza e luce, si ritrova nel buio. Nel buio deve trovare un modo per vivere la propria vita e lo fa in nel modo migliore: diventa la regina di quel regno. E forse quando ha la possibilità di lasciarlo, di tornare lassù, lasciarsi alle spalle tutta questa oscurità per tornare alla luce si muove dentro di lei qualcosa che la spinge a mangiare quei chicchi di melograno… perché tutti lo sanno, se ti nutri di qualsiasi cosa negli inferi poi sei destinato a rimanerci per sempre. Allora forse diventa una scelta rimanere anche un po’ nell’oscurità e non rifiutare tutto ciò che comporta.
Sempre seguendo il pensiero di Hillman è possibile un collegamento tra queste riflessioni e il tema della depressione nella cultura occidentale.
“La depressione è ancora il Grande Nemico [...]. Eppure, attraverso la depressione noi entriamo nel profondo e nel profondo troviamo l'anima. La depressione è essenziale al senso tragico della vita. Essa inumidisce l'anima arida e asciuga quella troppo umida. Dà rifugio, confini, centro, gravità, peso, e un senso di umile impotenza. Fa ricordare la morte. La vera rivoluzione (a favore dell'anima) comincia nell'individuo che sa essere fedele alla propria depressione.” (2)
Una società che non consenta ai suoi membri di scendere verso il basso non può trovare la profondità ed è costretta a rimanere perennemente inflazionata in un disturbo maniacale dell'umore mascherato da crescita.
Quindi la depressione come necessità, ma in che modo è possibile “essere fedeli alla propria depressione”? Il mito di Persefone ci riconduce al nostro tema: possiamo essere re e regine del nostro mondo infero solo se esiste anche un mondo diurno, una luce a cui tornare, a cui tendere, da immaginare.
Nelle immagini delle persone che svolgono percorsi di arte terapia, quando ci si trova a fare percorsi che scendono nell’oscurità, che rappresentano mondi bui, minacciosi e apparentemente senza via d’uscita, succede qualcosa d’importante quando una luce inizia a prendere forma nel disegno (un sole, una finestra accesa, un’ombra, delle macchie luminose in un’immagine scura…). In quel momento il processo creativo sta dando forma e testimoniando un cambiamento profondo, poiché come dice il padre dell’arte terapia archetipica e amico di Hillman, Howard McConeghey: un cambiamento nella struttura dell’immagine è l’indicatore più affidabile del fatto che si sta verificando un profondo cambiamento psicologico. Attraverso le immagini rappresentate è possibile esplorare i propri mondi oscuri, trovare possibili punti vitali, accostarsi a scenari inaspettati e farlo sempre con la mediazione dei materiali e della rappresentazione su un foglio che diventa qualcosa di altro da sé che può essere quindi avvicinato con minore timore e ansia rispetto ad un "incontro" diretto con il proprio mondo interiore.
Le opere presenti nell'articolo sono state realizzate da S. durante un percorso di arte terapia di gruppo.
Note:
1. Hillman J. Il sogno e il mondo infero. Ed. Adelphi, 2003
2. Hillman J. Re-visione della psicologia. Adelphi, IV ed. 1992
3. McConeghey H. Art and soul. Spring Pubblication, 2003
Dott.ssa Simona Castelluccia
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